Compiendo gli anni

Con oggi termino i primi settantacinque anni della mia vita, tre quarti di secolo. Secondo i miei piani, ne vivrò un altro quarto. Dei piani di Dio non sono al corrente, ma dovessi vivere più a lungo mi adeguerò e farò nuovi programmi. 

L’obiettivo – essendo nato il 21 marzo a mezzogiorno, cioè all’inizio dell’anno zodiacale – sta nel realizzare l’esatta simmetria di una vita vissuta per metà in un secolo e metà nel successivo. Che poi si dà il caso che si tratti anche di due millenni. Così parlano gli astri.

Sono nato in un mondo non ancora industrializzato che nei primi venticinque anni della mia vita si è rapidamente trasformato mentre io crescevo e mi formavo. È seguito mezzo secolo di eventi complessi e progressive trasformazioni. Da quel 21 marzo, io stesso sono cambiato, e più volte. 

Il mondo e io siamo progrediti lungo la stessa strada intrapresa collettivamente nel 1950. Le tecniche si sono perfezionate, il benessere complessivo è cresciuto, la salute migliorata e la vita media si è allungata. 

Parallelamente, è intervenuto l’inevitabile decadimento delle istituzioni politiche e sociali; l’ambiente naturale è stato devastato e oggi si propagano numerosi i dubbi sui principi e sui valori a cui ispirarsi e conformarsi nel vivere civile. Mi sarei sorpreso se questo non fosse accaduto: la relativa stabilità è durata persino oltre le aspettative.

Il prossimo quarto di secolo s’annuncia vibrante, confuso e interessante. Probabilmente drammatico per qualcuno o per tutti. Sicuramente stimolante per chi si lascia affascinare dal cambiamento, si mette in discussione e vorrebbe capire cosa sta succedendo. 

Rivedere le convinzioni che avevo appreso nei primi venticinque anni di vita costituisce il mio programma per il prossimo quarto di secolo. Conserverò l’idea che il progresso non si ferma, ma ipotizzo che esso prenderà una via nuova, diversa, oscura, incerta. Sempre nel buio si procede e nel buio si finisce. Una luce splende dentro noi stessi ma solo se la sappiamo accendere e alimentare.

Dovremo cercare una nuova strada lungo una pista non ancora segnata. Non sarà una vecchiaia serena e tanto meno nostalgica. I prossimi cambiamenti avverranno attraverso rivoluzioni e temporanee restaurazioni. Ci capita di nuovo di trovarci nella situazione di quando eravamo bambini e adolescenti travolti da un cambiamento epocale.

Potremo scegliere la parte dei rivoluzionari o quella dei conservatori a seconda delle diverse paure e sentimenti da cui siamo mossi. Entrambe le posizioni offrono la possibilità di comportarsi onestamente. Come sempre dovremo combattere per le libertà e sottrarre noi stessi e gli altri ai soprusi, ai luoghi comuni, alle prepotenze fisiche e intellettuali. Non sarà facile individuare le nuove ingiustizie; sarebbe più comodo crogiolarsi nel ricordo delle antiche. 

Qual è il tempo verbale più idoneo a descrivere noi stessi, la storia, la politica e la vita tutta? Non è il passato che mai ritorna. Non lo è il presente che sempre sfugge e mai si ferma. L’incerto futuro è un sogno confuso. C’è solo un tempo reale nel quale vivere senza bisogno di capire l’incomprensibile eppure agire: il gerundio, un tempo indefinito che non richiede soggetto e in cui si declina la vita, l’esistenza di ciascuno e quella di tutti.

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