Che senso ha?
Nella foto è riprodotto uno scorcio della Steinway Tower edificata al posto della sede dell’omonima famosa ditta di pianoforti. Sottilissima e con interni lussuosi, la torre si trova in mezzo al lato sud di Central Park, 111 West 57th Street a Manhattan.
Non mi capacito come qualcuno possa ancora, nel Terzo millennio, sentirsi ispirato da una simile opera e ancor prima avere il coraggio di commissionarla e permettere al designer di realizzarla. Sia pure per un breve periodo la Steinway Tower si era collocata al primo posto tra gli edifici residenziali più alti del mondo. Una soddisfazione di infantile e cattivo gusto, ma che evidentemente qualche committente trova tuttora degna di essere ricercata.
Arrivato a Manhattan non ho potuto fare a meno di notarla e ne sono rimasto attratto. È stata l’impressione di un momento perché la successiva immediata riflessione mi ha indotto a giudicare l’opera un artificio fuori tempo e un po’ volgare, fatto per impressionare occhi semplici per mezzo di una superata modernità violenta e innaturale. L’estrema sottigliezza in proporzione all’altezza rappresenta un’inutile sfida e un insulto alle leggi della natura al solo fine di dimostrare la forza (bruta) dell’uomo capace di realizzare un edificio così alto eppure così sottile. E scrivo dell’uomo non a caso poiché il simbolo, oltre a essere sconsideratamente fallico, trasferisce nel costruito un desiderio di possesso del cielo, della gravità, della fisica perseguito con una modalità machista anziché universalmente e armoniosamente umana.
Alla fine, sembra proprio che la sfida tra uomo e natura sia stata vinta ancora una volta dalla natura e anche dal buon gusto che di solito procedono affiancati. Me ne compiaccio pur rammaricandomi per altro verso che una città di grande tradizione e raffinatezza come New York, dove si può incontrare l’eleganza più innovativa e aggiornata a ogni angolo di strada, incorra in queste cadute di stile specchiandosi in un vetusto passato. Invece che intraprendere quelle nuove strade lungo le quali per un secolo ha proceduto all’avanguardia, con queste opere sembra seguire coloro che sono arrivati tardi alla modernità.
La natura ha vinto di nuovo perché questo ennesimo grattacielo alto 432 metri ha più problemi di qualche casa popolare. L’appartamento più costoso è stato venduto a 88 milioni di dollari. Con 18 milioni se ne sarebbe potuto acquistare uno più modesto da usare come pièd-à-terre. Ovviamente, la lista dei VIP che posseggono un appartamento nell’edificio è lunga, ma è più interessante notare come il New York Times riporti che ci sono continue perdite d’acqua nelle tubature e negli appartamenti, gli ascensori spesso non funzionano e si resta bloccati. Si sentono continui e inquietanti rumori della struttura dovute ad angoscianti oscillazioni. Tutto questo dipende dall’approssimazione con cui è stato realizzato a fronte delle oggettive difficoltà nel progettare in modo efficiente una forma così sottile e un’altezza così elevata al punto da domandarsi se ne valeva davvero la pena. Oltre a tutto questo, coloro che ci abitano – in gran parte di passaggio – non riescono a rilassarsi per i continui scricchiolii e ondeggiamenti. Né è facile intervenire con un’assemblea di condominio per porre rimedio ai guai: gli appartamenti sono proprietà di Società Anonime con complicati intrecci finanziari.
Non è detto che queste enormi proprietà siano usate per riciclare denaro in modo illegale, ma è verosimile che la costruzione e l’acquisto degli appartamenti sia lecitamente collegato a speculazioni finanziarie e alla convenienza di breve periodo di immobilizzare capitali più che al bisogno di spazi residenziali.
Visitare NYC è sempre affascinante e lo è anche imbattersi in questo edificio, purché si faccia sempre attenzione a non lasciarsi ammaliare dalle apparenze e di questa meravigliosa città si sappia cercare la vera bellezza che rimane ai più nascosta