Il generale Vannacci sostiene che il nostro modo di vivere e pensare sia il “contrario” di un presunto modo “giusto” di essere. Ma al contrario di cosa? Di quello che era? Lui, nella sua miopia, vorrebbe tornare al passato. Noi vogliamo immaginare un futuro nuovo e diverso. Perché? Perché il vecchio sta morendo e ogni terapia crea più danni di quanti ne risolve. Siamo diventati presbiti con il passare degli anni? Può darsi…
Non siamo più quello che eravamo; gran parte di noi è morta. Eppure, tutto cambia e senza sosta. Il Sole tramonta per risorgere sebbene non sappiamo quanto durerà la notte e quali pene porterà. “Cadranno i secoli, gli dèi, le dee; cadranno torri, cadranno regni, e resteranno di uomini e idee, polvere e segni”. Ma il tramonto non è ancora notte e c’è ancora tempo per vivere, per pensare. Per agire persino.
Gli ignavi aspettano passivamente il sorgere di un nuovo Sole. Le persone operose si preparano al nuovo giorno pensando alle novità che le attendono, che possono creare e alle tante cose da fare. Il mondo – i valori in cui abbiamo creduto, il modo di vivere e pensare – in cui siamo cresciuti noi e i nostri avi sta morendo e non si sa ancora cosa sorgerà un giorno dalle sue ceneri. Per questo è opportuno immaginarlo.
La mera immaginazione di un mondo nuovo costituisce un vero pensiero politico radicale. Se ne sente il bisogno oggi.
Per quanto improbabile sia la sua immediata realizzazione, il pensiero radicale è creativo e indica la rotta. Non significa dimenticare il presente e disconoscere che qualsiasi lungo viaggio comincia con un breve passo. Ma se non indichiamo una meta, il nostro navigatore resterà una mappa muta che segna solo dove siamo.
I principi su cui s’è fondato il mondo occidentale hanno condotto a un periodo di progresso economico e civile pur tra i conflitti e le permanenti reali dialettiche. Ora quella spinta evolutiva s’è esaurita e sta morendo soffocata sotto le sue stesse pesanti macerie. L’Occidente – noi, la politica e i principi – ha rinnegato sé stesso e perduto credibilità con la crisi ambientale, con la trasformazione dell’Impero americano in poliziotto globale militarizzato, con la inarrestabile concentrazione del potere economico, militare e finanziario nelle mani di pochissimi, con le sanguinose guerre neocoloniali, con un’informazione di regime non più libera. Con le falsità, gli inganni e i crimini dei governi clamorosamente svelati.
In effetti l’Occidente è sempre al tramonto poiché ci accorgiamo dei fenomeni quando essi sono ormai maturi e difficilmente ne cogliamo la nascita e ancor meno la concezione. Ci limitiamo a definire la situazione del momento senza arrischiarci a cambiarla. Ci consumiamo in una grigia penombra priva di una rigenerante dialettica. Fingiamo di colorarla, ma finiamo per ricoprirla con un’altra passata di grigio…
Non mi riconosco in questo. Sebbene ami volare in compagnia della nottola di Minerva per comprendere il presente, penso sempre al domani. Amo il canto dell’allodola e mi intristisce l’usignolo.
Scambierei tutti i miei ieri per un solo domani.