Mi sono ingenuamente commosso e ho pianto nei momenti di riscatto personale e sociale… mi succede sempre di fronte a questi temi… cosa ci posso fare?
Ma mi si sono anche molto irritato per le semplificazioni e per l’operazione di trasporre nel presente comportamenti, pregiudizi e retoriche che, anche nel passato (quasi 80 anni fa!), erano falsi o, per lo meno, molto più articolati e sfumati. Se si vuole vedere uno spaccato della società di allora, è meglio guardare altri film più intelligenti e meno ideologici. Si potrebbe dire meno ‘in bianco e nero’!
Il sessismo esasperato non si può più sopportare nel 2024. Oltretutto, c’è una discronia: nel film Delia è nata approssimativamente nel 1900 e la figlia potrebbe essere del 1925-1930. Ma la condizione sociale e la mentalità descritta si riferiscono a generazioni successive. Vale a dire che Delia è nella situazione culturale e sociale di una donna proletaria di 40/45 anni nel 1946. La figlia pensa e si comporta come una ragazza nata tra il 1945 e il 1955 (non una 15/20enne come nel film), la generazione che ha lottato per un concreto cambiamento rivoluzionando la società sotto diversi aspetti, tra cui le relazioni di genere e familiari. Non sarebbe un problema purché si chiarisse che si tratta di fantasia e non di neorealismo. Meglio sarebbe chiamarlo neo-irrealismo.
È un film per anziani. Oltre i 60 anni almeno, cioè un pubblico vasto che rappresenta una parte consistente della popolazione. Quelli che guardano ancora questo tipo di film e per questo il film ha avuto successo al botteghino. Questi ultrasessantenni hanno assistito, con le dovute sfumature, a situazioni in cui è rappresentata Delia (la protagonista, ma non vale per tutte le donne)! Interessa donne anziane frustrate e uomini anziani con sensi di colpa che tuttavia non hanno vissuto direttamente quella condizione femminile sebbene se ne vogliano appropriare.
Le ricostruzioni degli ambienti e la regia sono interessanti e ben costruite, per quanto plagiate dai film del neorealismo e realizzate con l’IA. Per non parlare del soldato USA che ci viene a ‘liberare’: questo proprio oggi non lo si può sopportare… e naturalmente per giunta il soldato è ‘nero’… E che dire della soluzione terrorista e violenta, per quanto simbolica? Per lo meno inopportuna e umiliante proprio per la democrazia.
Il film è una legittima operazione commerciale, ma non culturale e bene ha fatto il ministero (Franceschini) a negarle il contributo pubblico in quando “opera di scarso valore artistico“. Sempre per restare con Cortellesi, il film “Come un gatto in tangenziale” in cui recita con Albanese è molto più interessante e innovativo dal punto di vista del riscatto sociale e senza pretese di produrre un capolavoro. Non sollecita il vittimismo ‘demagogico’, ‘commerciale’ e ‘pop’. E antico! Sa vedere le ineguaglianze ed è geniale quando invita a comprendere i punti di vista e a lottare contro i condizionamenti sociali. Offre, quindi, spunti di riflessione e sfumature molto più in linea con le questioni contemporanee… che non sono mai quelle di oggi, ma quelle di domani.
Infine, Cortellesi come attrice drammatica non è all’altezza. Ha un’unica espressione: altro che Magnani, Lollobrigida, Loren. Da borghese qual è, non riesce inoltre a immedesimarsi nel ruolo della popolana come le attrici citate. È brava e simpatica nelle commedie. Fa bene a provarci e cercare nuovi stimoli. Ma questi sono fatti suoi: come attrice non ha le espressioni intense necessarie a recitare ruoli che comunicano profondità di sentimenti che le sono alieni. Anche gli altri attori sono appena mediocri nei ruoli ‘manichei’ loro assegnati. Il film è realizzato bene e promosso benissimo: tant’è che l’ho visto e l’ho commentato…