A noi cosa importa del nuovo governo in Olanda (che si forma sei mesi dopo le elezioni)? Poco, ma ci fa riflettere… La notizia passa inosservata (trattandosi di un Paese minore), ma aggiunge un altro tassello all’involuzione del modello della democrazia occidentale così come si era affermata dopo la Seconda guerra mondiale ed era stata codificata dall’”americano” Giovanni Sartori oltre sessant’anni fa. Quel modello sembrava l’unico modello di democrazia possibile e quello “giusto” per fede! Qualcuno ancora ci crede.
In Italia infatti, vista l’apparente mancanza di alternanza, secondo Galli vigeva un bipartitismo “imperfetto” perché quel modello di Sartori (e altri) definiva in toto la democrazia. In Olanda, non importa se la coalizione formatasi sia di destra o di sinistra, (è di destra come solo sono stati i governi degli ultimi quindici anni). Quel che conta è che i partiti si sono accordati per disinnescare l’estrema destra (cosiddetta populista) di Wilders che aveva ricevuto i maggiori consensi. Il partito populista di Wilders (Partito per la libertà che ha nel programma l’abolizione del Corano, tra l’altro) farà parte del governo, ma il suo leader e i leader degli altri partiti ne resteranno fuori. Non proprio un governo tecnico, ma quasi. Simile, se vogliamo, al governo Conte in Italia.
Questo nuovo episodio della politica delle “democrazie” occidentali (ormai tutte più che “imperfette”) si aggiunge alle grandi coalizioni che hanno debuttato all’inizio del secolo in Francia e Germania, ai governi tecnici di Monti e Draghi, alla maggioranza Ursula e altri che costituiscono la negazione del bipartitismo anche se imperfetto. Oggi sono tutti sistemi “imperfetti” (à la Galli) nel senso che operano al fine di escludere una parte consistente della cittadinanza dal governo: nell’Italia del passato erano i Comunisti, oggi è un vasto popolo non rappresentato. Il modello di Sartori aveva senso quando si opponevano socialismo e liberismo e il sistema dell’alternanza consentiva anche l’alternanza di politiche economiche che a turno favorivano l’impresa e lo sviluppo creando quelle ingiustizie sociali che portavano alla vittoria i socialisti i quali vi mettevano rimedio. Per poi stimolare di nuovo l’economia con politiche liberiste.Ma oggi il mondo è diverso e i sistemi politici formatisi quasi un secolo fa non rispondono alle esigenze contemporanee.
La riforma presidenzialista della Costituzione italiana di cui si parla è vuota di contenuti, perché di contenuti ci sono solo quelli della destra populista. Altri contenuti politici (di sinistra o della destra moderata) sono minoritari così che i Parlamenti e i Governi diventano delle rappresentazioni teatrali di avanspettacolo. I luoghi dove si decide stanno altrove: nei CdA della grandi imprese e… nelle piazze sempre più frequentate e violente. La riforma della nostra Costituzione non fa altro che accelerare sulla strada già intrapresa verso governi autoritari. Ma c’è un’alternativa?