La statua della libertà

Alla base della famosa Statua della Libertà a New York vi sono incisi i versi di Emma Lazarus pregni di speranza e misericordia. La poetessa li scrisse quando l’America era il sogno di una libertà ancora sconosciuta in Europa. E forse non a caso la Statua della Libertà è rappresentata da una donna che invoca la pace e invita all’accoglienza. Profondamente diversa dall’immagine di grandiosità dei passati imperi. Anche le parole evocano il genere della nuova nazione: non “un” gigante di bronzo, ma “una” madre potente che accoglie.

La donna che accoglieva con la speranza invocava con l’entusiasmo di una giovane: 

Oh vecchio mondo, griderà la donna a labbra mute, tieniti l’antico fasto! 

Donami invece i tuoi stanchi, i tuoi poveri,

le tue masse infreddolite desiderose di respirare libere,

i rifiuti miserabili delle tue spiagge affollate.

Mandami i senzatetto, chi dalle tempeste è tormentato. 

Io solleverò la mia torcia accanto alla porta dorata.

Oggi, la donna che accoglieva chi desiderava la libertà ha abbassato la fiaccola e piange con la tristezza di una vecchia delusa:

Tenetevi le vostre armi, i vostri eserciti;
la propaganda, gli agenti mestatori in tutto il mondo,
le bombe e i militari.
Tenetevi la falsa farsa di una democrazia fatta di soldi e guerra.

Giovani di tutto il mondo sollevate da soli la vostra lampada
riprendetevi libertà che vi abbiamo rubato.
Chiudete le vostre porte d’oro a noi che portiamo la guerra

Riaccendete le vostre nobili fiaccole, le lacrime per sempre spenta hanno la mia.

di Corrado Poli


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