Nulla è più populista di un governo affidato a un “esterno”, all’uomo forte che un tempo era un generale, oggi un banchiere (e meglio così). Talora questo passaggio è utile (nulla in democrazia è necessario) a un Parlamento e una società infantili che non riescono ad autogestirsi. Salvini, Meloni e Grillo, quanto a populismo sono dei dilettanti a confronto di Draghi! Può andare bene anche così, per un certo periodo, nessun dramma. La democrazia italiana sta dimostrandosi solida, creativa, piena di possibilità, aperta e duttile, molto più di altre in EU e USA. Ma con Draghi vince il populismo, non la democrazia parlamentare. Ancor meno la dialettica democratica basata su maggioranza e opposizione e su diverse linee politiche. Essa viene sostituita dal sogno del despota illuminato che in concreto si trasforma in un governo molto più conservatore di quelli precedenti. La classe di adolescenti discoli viene messa a tacere dall’arrivo del preside che non minaccia punizioni. Piuttosto promette regali a tutti e non toglie le merendine dai corridoi. Draghi è chiamato a elargire tanto quanto Monti dovette tagliare. E tutti hanno voluto partecipare al banchetto. Più populismo di così!