Una deriva inarrestabile
In Europa, mai s’era visto un segretario generale della NATO svolgere un ruolo così appariscente agli incontri tra capi di Stato e avere visibilità mediatica parlando a nome dei governi!
La fine del bipartitismo in occidente. Il politologo Sartori definiva il sistema politico italiano: “bipartitismo imperfetto”. Intendeva che esistevano due partiti (la DC e il PCI), ma non era possibile l’alternanza tra socialdemocratici e liberali come succedeva in gran parte degli altri Paesi occidentali.
Il PCI non poteva andare al governo a causa di taciti accordi internazionali che nessuno metteva in discussione. Oggi, si ripresenta una situazione simile in tutti i Paesi occidentali: non è permessa alcuna alternativa ai governi dei vecchi partiti socialisti e liberali (o cristiano democratici) che nel corso dei decenni si sono (con)fusi tra loro e hanno occupato completamente il potere trasformandosi radicalmente.
Una democrazia svanita. Viene così a mancare anche il l’apparenza della democrazia. Questi partiti, in tutta Europa occidentale, non godono di un ampio consenso popolare come dimostrato sempre più spesso in inutili elezioni a cui partecipano sempre meno cittadini.
I sistemi elettorali sono congegnati in modo tale da impedire una probabile vittoria elettorale delle forze populiste. Se i poteri tradizionali consolidati – che fanno affidamento sui media di massa e una solida rete di sottopoteri – non ottengono la maggioranza dei voti nelle urne, si trova comunque il modo per impedire che formino un governo. L’opposizione è delegittimata piuttosto che essere aiutata a diventare una possibile alternativa.
Succede da vent’anni con le grandi coalizioni in Germania, in Italia con i ripetuti governi tecnici (Dini, Ciampi, Monti, Draghi) o comunque con governi che non espressi dalle urne. In Francia, al populismo di destra del Front National si contrappongono regolarmente “rassemblement” di tutte le forze della conservazione, che includono le sinistre un tempo alternative. Gran parte della cittadinanza è privata della possibilità di esprimere un governo almeno per un mandato. Proliferano le manifestazioni di piazza e si svuotano i Parlamenti.
Brogli in Austria e in USA. Quando nella vicina Austria vinse l’aristocratico Van der Bellen sul populista Hofer, subito si sospettarono brogli elettorali che vennero confermati. Nel frattempo, i conservatori si riorganizzarono e si evitò che andasse al governo o alla Presidenza un rappresentante inaffidabile.
Negli Stati Uniti, dove di fatto non esistono i partiti e il sistema politico elettorale presenta molte criticità in termini di rappresentanza, il fenomeno Trump, fuori dagli schemi sia dei democratici sia dei repubblicani, è stato eliminato grazie a presunti brogli che hanno provocato una reazione insurrezionale. Altri brogli sono stati paventati nel 2000 con l’elezione di Bush in uno Stato, la Florida, governata dal fratello! Solo il senso dello Stato di Al Gore evitò una reazione come quella di Trump che sarebbe stata probabilmente molto più giustificata. Ma un Presidente degli USA che ha portato guerre e morte nel mondo per otto anni, alla fine è stato scelto e confermato in segrete stanze del potere. Come in qualsiasi dittatura.
Nel Regno Unito, il cui sistema elettorale richiederebbe una profonda revisione, con il governo Blair si è dissolta la diversità politica e ideale tra liberisti e socialisti, si è consolidato il blocco sociale conservatore che governa in tutta Europa e si è accentuata la dipendenza dagli Stati Uniti. I laburisti rimangono confinati in uno sterile, antico e apparente radicalismo.
La deriva militare. I capi dei governi europei sono scelti a Washington, ma meglio sarebbe dire in un contesto sempre più oligarchico transnazionale lontano dalla volontà popolare. In questo contesto possono a turno prevalere grandi corporation e la deriva militare diventa quasi inevitabile.
Meloni, Salvini e Grillo sanno bene che non possono andare al governo senza l’avvallo di poteri esterni al Paese. E non importa se poi pensiamo che alla fine sia meglio il Giulio Cesare o l’Ottaviano di turno (come Macron o Draghi) piuttosto che avere le destre al governo o partiti contro i quali si scatenano le speculazioni dello spread, gli attacchi dei media e il sistematico boicottaggio delle burocrazie e delle magistrature! Meloni, come pure Di Maio e Conte, stanno cercando di essere legittimati dal voto popolare, ma sanno benissimo che per andare al governo devono fare professione di atlantismo e fedeltà. E non basterà loro ancora per essere legittimati.
Ammettiamo che si è imposto un regime in occidente e traiamo le conseguenze affrontando la politica da questo presupposto. Tanto più che questo regime sta seguendo una deriva sempre più militarista.
Il caso di Israele è il più emblematico. Nel 2022, si voterà per la quinta volta in quattro anni: in pratica, nonostante la situazione critica di quei territori e l’esagerata potenza militare presente, non c’è un governo in grado di stabilire una linea politica. C’è chi la chiama “democrazia”. Domandiamoci invece: chi supplisce all’assenza di governo? Non è difficile concludere che i militari oggi detengono tutte le leve del potere. E gli indizi più evidenti sono la recrudescenza della repressione, l’insediamento di nuove colonie nei territori occupati, gli omicidi di civili, la negazione di un’indagine indipendente per l’omicidio probabilmente deliberato di Shireen e i bombardamenti su Gaza che non sono nemmeno riportati dai media.