L’opposizione agli inceneritori/termovalorizzatori non ha origine in un dissenso sulla tecnica, ma sulla tecnologia. La tecnologia è direttamente collegata alla politica che sappiamo essere oggi in grande confusione.
Una parte dei cittadini e degli esperti ritiene che lo sviluppo delle tecniche elaborate, nell’ambito della tecnologia comunemente condivisa, possano risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti senza produrre danni collaterali quali l’inquinamento dell’aria e quello derivante da un’esagerata produzione di rifiuti. In generale, l’inceneritore è la soluzione all’interno del corrente modello produttivo e socioeconomico.
Si può sintetizzare con questa affermazione: non importa creare il problema, l’importante è risolverlo e ci sarà sempre una tecnica per risolverlo. Attorno a questa tecnologia (e mentalità diffusa) che produce le tecniche comunemente applicate si sono creati enormi interessi che incidono sulle scelte politiche. Si tratta di una legittima impostazione conservatrice a cui è altrettanto legittimo opporre una diversa linea politica.
Un’altra parte dei cittadini, degli esperti e degli studiosi dell’ambiente ritiene, invece, che sia necessario riformare profondamente la tecnologia e le conseguenti tecniche in modo da non avere più bisogno di smaltire una quantità abnorme di rifiuti. L’obiettivo non consiste solo nel contenere l’inquinamento dell’aria, ma di ridurre la produzione di materiali di scarto: l’obiettivo non è risolvere il problema, bensì non crearlo. Questa impostazione richiede un modo di pensare innovativo e una diversa organizzazione socioeconomica, in definitiva un rapporto più armonioso con la natura.
Se si ritiene che l’inceneritore sia la soluzione unica e si vogliono obbligare i cittadini a continuare su questa via, si esclude la possibilità di elaborare nuove tecniche elaborate nell’ambito di una tecnologia e un’organizzazione innovative e aperte al progresso più coerenti con un’inversione di rotta nel rapporto tra umanità e natura, oggi particolarmente critico.
Per questo l’opposizione alla costruzione di nuovi inceneritori è oltremodo opportuna per stimolare la ricerca e nuove soluzioni. A differenza degli inceneritori, le nuove soluzioni ambientaliste proposte per lo smaltimento dei rifiuti valorizzano l’intelligenza e favoriscono il progresso anziché la conservazione e gli interessi costituiti.
Senza una vibrante opposizione all’impostazione conservatrice (inceneritori definiti termovalorizzatori) del problema, passa l’idea che possiamo continuare a produrre rifiuti ad libitum senza alcun serio limite a contenere l’inquinamento né a riflettere sui danni ambientali del modello di sviluppo attuale.
Se un governo, un’amministrazione o una multi utility si aspettano che il problema dei rifiuti sarà affrontato per mezzo di nuovi inceneritori, non dedicheranno alcuna attenzione ad altre possibili soluzioni. Invece che risolvere il problema, cercheranno di aggravarlo al fine di realizzare la soluzione “d’emergenza” conservatrice sostenuta dagli interessi e poteri costituiti.
La creazione dell’emergenza è un efficacissimo strumento della conservazione per impedire ogni cambiamento. L’inceneritore è la tipica soluzione nell’ambito dell’inganno della “crescita” sostenibile, vecchia di quasi quarant’anni e che non mette in discussione il modello di sviluppo.
Questo è il motivo reale per opporsi agli inceneritori, non certo qualche grammo in più di polveri sottili o diossina che comunque, moltiplicate per mille o centomila o un milione in tutto il mondo creano gravi danni.