Il ministro Lollobrigida e il suprematismo
L’improvvida uscita del ministro Lollobrigida ha suscitato una sacrosanta levata di scudi contro la concezione etnica della Nazione. Le parole del ministro sono radicate nel modo di pensare (non oso usare il termine cultura) nella destra al governo. È molto verosimile anche vista la reintroduzione e l’uso costante del termine ‘Nazione’ da parte di Giorgia Meloni per definire la Repubblica Italiana.
Non si può però nemmeno accettare l’impostazione di coloro che, a sinistra, sostengono che gli immigrati sarebbero una ‘risorsa’ da ‘importare’ come manodopera e popolazione giovane e riproduttiva, come fossero capi di bestiame o schiavi per fare lavori troppo umili per noi che ci poniamo a un livello superiore. Non è anche questo un suprematismo sia pure travestito con un diverso linguaggio?
La sinistra non parla di solidarietà umana e giustizia sociale. Non lo fanno nemmeno i cristiani i quali allo stesso modo giustificano l’immigrazione solo ‘perché utile’! I radical-chic privilegiati di sinistra non vogliono una società più giusta rinunciando ai propri privilegi, ma si accontentano di fare l’elemosina finché non costa troppo e solo finché è conveniente!
È una posizione quasi altrettanto indegna di quella della destra.
La confusione culturale è notevole sia a destra che a sinistra (per non parlare del centro). Per questo le politiche di destra e sinistra nel concreto sono entrambe ingiuste e ugualmente fallimentari. La confusione sull’idea di Stato laico e repubblicano, non nazionale ed etnico, si estende ai giudizi sulla politica internazionale.
Per esempio non si discute il paradosso che lo Stato che oggi mette più violentemente in pratica la politica suprematista e nazionalista è proprio Israele contro cui nessuno osa sollevare critiche e sanzioni. Israele – che si definisce ufficialmente ‘Stato nazionale del popolo ebraico’ con la revisione costituzionale del 2018 – da una parte pratica attivamente la sostituzione etnica nei territori illegittimamente occupati; dall’altra la impedisce in quelli a esso legittimamente attribuiti dal diritto internazionale nel 1948.
Una riflessione al riguardo andrebbe compiuta. Come si dovrebbe ragionare sulle politiche nazionaliste e discriminatorie delle grandi minoranze russe nei Paesi baltici e quelle che in Ucraina hanno portato alla guerra. E magari ci si renda conto che nella ‘totalitaria’ Federazione Russa le repubbliche godono di ampia autonomia.
Si esprimano pure giudizi diversi dai miei, ma per lo meno con cognizione di causa e onestà intellettuale.Tentiamo almeno di mettere ordine nelle idee, nei giudizi e nelle politiche e non limitiamoci a isteriche indignazioni di facciata, tanto tronfie quanto velleitarie. Nel giudicare Israele, i post-fascisti dovrebbero farsi un esame di coscienza e domandarsi se non sono abbastanza anti-semiti!