La mia Tata era una donna tanto brutta quanto buona e intelligente. E vi assicuro che era eccezionalmente intelligente e con un cuore d’oro. Passò i suoi ultimi anni in una decorosa casa di riposo per anziani, dove succedevano cose strane. Qualche volta l’andavo a trovare per passare con lei un paio d’ore che, nonostante le sue condizioni precarie di salute, riempivamo di risate ascoltando i suoi ripetuti aneddoti su mia madre bambina e sui miei nonni dai quali era stata assunta come domestica nel 1928 quando aveva quattordici anni e non li aveva più lasciati vivendo assieme a loro. […]